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domenica 6 novembre 2011

Flero - La città non ingloba il paese

Il sindaco spiega che 500 case sono invendute e altre 500 si dovrebbero costruire. "Vogliamo difendere le pause agricole".

FLERO - Al monumento dei Caduti di Flero, nella piazza irregolare davanti al Municipio, la soma dei morti e dei dispersi della prima e della seconda guerra mondiale danno credibilità al numero degli abitanti di una volt: 28 morti nella prima guerra, 19 nella seconda più 18 dispersi riescono a stabilire il sacrificio, allora, di un contado alla patria.

Flero,oggi, conta 8mila e 600 abitanti, 20 anni fa, ai tempi del sindaco Bruno Barbaglio, più di 30 anni di governatorato, le anime non arrivavano a 3mila. È cambiato il mondo, in questi due decenni. Eppure, la fleresità, dice il sindaco Nadia Pedersoli, è pienamente leggibile.

Insistiamo sullo sfondamento della città verso il paese e lei sottolinea la tenuta di un idem sentire, la resistenza di un popolarismo in cui piccola e grossa borghesia, villa postaristocratica e villa Marcolini stanno bene insieme. Poiché hanno deciso di star bene insieme i loro residenti. È la scelta che non nasce dappertutto, viene da un umore e da un sentimento curati, da una cultura e da un'educazione persistenti. I fleresi, insomma, hanno deciso di rimanere popolo di comunità di paese indipendentemente dalle dinamiche di pressione cittadina e dalle ferite delle infrastrutture, superstrada e alta velocità.

Il popolarismo flerese si caratterizzerebbe pure per una capacità a riconoscersi e a riconoscere la legittimità dei suoi sindaci diversi, di Chiari e di Barbaglio, della Levori, di Prandelli e della Pedersoli. Flero, dunque, coltiva una fleresità che è stata e viene coltivata dai suoi sindaci di ieri e di oggi. Si scontrano e non si delegittimano.

Non è così replicabile in altri paesi. Altrove, ex sindaci se ne vanno oppure spariscono. Qui si sa dove vivono e si sente la loro voce. La fleresità della Pedersoli e della sua Giunta, la fleresità vittoriosa alle elezioni recenti sarebbe la difesa di un territorio troppo attaccato, privato di pause agricole, la condivisione popolare su un'idea eccessiva di edificazione.

Il sindaco Pedersoli guida una lista civica di centrosinistra, conosce la storia del paese, l'alternanza dei governi, lo spessore popolare della municipalità qualunque sia il colore dell'amministrazione per la ragione che il popolo, discretamente, controlla i suoi governanti e poi decide. Lo ha fatto con gli altri, lo farà con lei.

Certo, si sa, si vota dappertutto, ma ogni paese vota con un'intensità e una propria personale profondità. Flero sembra abbia votato per il senso di una misura, contro il senso di un consumo eccessivo del territorio. Se è vero che ci sono 500 case invendute e 500 case da edificare, allora l'analisi del neo sindaco non è facilmente contestabile. Ho tolto, dice, 300mila metri quadri smontando il piano di governo del territorio appena approvato e ritiene anche così di aver definito la fleresità. Le facciamo presente che ha vinto per una settantina di voti, che le liste erano quattro di cui 3 di centrodestra e lei risponde che non si calcolano in modo così aritmetico le dinamiche elettorali. Ed ha ragione. Ma il giorno in cui il centrodestra più la Lega si mettessero insieme, esclusivamente da un punto di vista numerico, le sue ragioni potrebbero diventare torti. Elettoralmente parlando. Ma ci interessa di più registrare la tenuta ufficiale di una fleresità, la presenza di una piazza irregolare, che domanda regole di spazio. Come quel grande sagrato definito piazza e che è lì sospeso, tra pieno e vuoto.

Tonino Zana - Giornale di Brescia, 5 novembre 2011

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